Lettori fissi

giovedì 13 giugno 2013

13 /06/2013 CINEMA

K2 ore 21
IL FONDAMENTALISTA RILUTTANTE
L
Titolo Originale: The Reluctant Fundamentalist
Un film di Mira Nair. Sceneggiatura: Ami Boghani, Mohsin Hamid, William Wheeler
Genere: Thriller - Stati Uniti (2012) Durata: 128min.
Produzione: Cine Mosaic, Corniche Pictures, The Doha Film Institute, Mirabai Films. 
Distribuzione: Eagle Pictures
Data Uscita cinema: 13/06/2013
L’apparenza inganna
Changez Khan, giovane professore pakistano, si ritrova suo malgrado coinvolto nel rapimento di un professore americano e, nel tentativo di proteggere la sua famiglia dalle rappresaglie delle bande terroristiche da un lato, e dai militari americani dall’altro, accetta di incontrare un giornalista per tentare di dimostrare la sua innocenza. Per Changenz l’unica arma di persuasione possibile è raccontare la sua peculiare storia di straniero, innamorato dell’America e della pace, che ostinatamente crede alla possibilità che dopo ground zero un dialogo multiculturale sia ancora possibile.

«Innamorarmi di te è stato un dolore terribile»
The Reclutant Fundamentalist, della regista indiana - e statunitense d’adozione - Mira Nair, già Leone d’oro nel 2001, inaugura la 69ma edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.
Trasposizione dell’omonimo best seller di Mohasin Hamid (anche co-sceneggiatore), riporta al centro del dibattito internazionale la riflessione sui risvolti socio-antropologici e multiculturali, oltre quelli politici, seguiti all’attentato terroristico delle Torri Gemelle. La narrazione coniuga melodramma e thriller, alternando la dimensione personale dei protagonisti a quella di volta in volta più ampia, relazionale, familiare, pubblica, per sviluppare in modo stratificato il complesso tema del Valore individuale di ogni uomo, prezzo non trattabile, inevitabile, alla fine necessario e trascurabile, da pagare, sacrificare alle esigenze della collettività. Changez (Riz Ahmed) è un giovane consulente finanziario di origini pakistane, ammaliato dal mito americano, che riconosce a tutti la possibilità di competere e vincere, realizzare i propri desideri, sgomitando con passione e tenacia. Insediatosi stabilmente nell’olimpo di Wall Street, intreccia una relazione con Erika (Kate Hudson), giovane artista dell’alta società, tormentata da un paralizzante senso di colpa legato alla morte dell’uomo che amava. Chi lo stima e lo ama vede in lui un uomo geniale e tenero. Poi l’11 Settembre 2001, e tutto cambia. Changez, di ritorno dalla Turchia, dove via TV, come il resto del mondo, ha appreso della tragedia, si ritrova inesorabilmente travolto nel vortice cieco dell’odio di massa, della discriminazione razziale omologante, per cui chiunque non sia americano non è una vittima, e chi non è una vittima è il nemico. Solo quando il suo mondo dorato crolla, Changez comprende la sua vera vocazione, non calcolare e prevedere valori di mercato, ma riconoscere il valore umano dei singoli individui che di norma soccombono sotto la tirannia del profitto. Primo fra tutti il suo valore potenziale di mussulmano d’origine e occidentale d’adozione culturale, ponte di contatto tra le ragioni estreme, fondamentaliste, direttamente inconciliabili, sia degli uni che degli altri.
A dispetto dei mass media onnipotenti e onnipresenti, delle telecamere di sorveglianza e spionaggio, il più intenso canale di trasmissione è nell’essere un uomo tra altri uomini.
Changez stesso è vittima e carnefice insieme, perché nel tormento dell’ingiustizia che subisce non evita di colpire Erika proprio lì dove è più vulnerabile. Per questo non giustifica e non si schiera secondo le leggi dell’appartenenza etnica, ma tenta di comprendere, e di aiutare a comprendere, la necessità di deviare da una strada che appare obbligata, quella impostasi dopo aver oltrepassato il punto di non ritorno. Per questo accetta di incontrare Bobby Lincoln, giornalista americano, per un'intervista, per offrire la sua coraggiosa intermediazione, a metà fra chi non nega di aver colto, anche solo per un attimo, l’ebbrezza “di veder piegata l’arroganza”, e chi mai vorrebbe rivivere lo stesso sentimento e lotta perché siano il dialogo e la diplomazia a prevalere sulla guerra. Entrambi si battono per la stessa causa, salvare vite umane: Lincoln infatti si rivelerà a capo di un'operazione per liberare un ostaggio in mano ai terroristi, ed entrambi credono nella potenza del dialogo e nel confronto quali mezzi di risoluzione, ma ciascuno dei due in se stesso e a suo modo conduce la propria personale battaglia contro il pregiudizio, l’apparenza e lo sconforto che, barricati su fazioni opposte, non si comprendano e non si riconoscano gli stessi dolori e le stesse paure. L’apparenza inganna, è l’incipit che apre il film. Che si possa credere di essere ancora in tempo per debellare la tirannia degli stereotipi interrazziali, quali armi culturali di distruzione asservite agli interessi di ogni tipo di fondamentalismo, è l’invito  

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.