Lettori fissi

martedì 24 aprile 2018

25/4/2018 ESCURSIONE

escursione da Cerro Veronese al monte Santa Viola

Risultati immagini per immagini del forte santa viola

 


 Ritrovo alla pasticceria Rossini a Quinto alle ore 9,45, partenza alle ore 10
Pranzo al sacco alla chiesetta di Santa Viola, la chiesetta è raggiungibile anche in macchina

Interessante passeggiata che permette un'ampia visione sulla dorsale più centrale della fascia collinare che si stacca dall'altopiano lessino, a cavallo tra la valle di Squaranto e la Valpantena.
Giro particolarmente adatto alla tecnica del nordic walking, il dislivello, infatti, è molto contenuto.
Appena fuori Cerro i rumori del traffico stradale della provinciale per Boscochiesanuova, particolarmente sostenuto nelle domeniche primaverili ed estive, si dissolve magicamente, come pure l'opprimente nucleo di case del paesotto, e si cammina molto piacevolmente in completa tranquillità.
.

Parcheggiare in via Belvedere o nei pressi del monte Croce
Proseguire per via Belvedere, pianeggiante, aggirando sulla destra il Monte Croce (m.746) tenendo la strada più a sinistra e poi in leggera discesa fino a raggiungere nuovamente la provinciale. (subito sulla sinistra, al primo capitello, la strada 'via del Sole' per la salita al monte Croce

Cerro Veronese Attraversata la statale prendere la stradina asfaltata per la contrada Lavello, abbandonando subito il frastuono del traffico e il labirinto di case abitate.
Da notare, proprio all'incrocio presso un parcheggio (privato) per camion, una stradella che scende verso la contrada Giusi, digressione eventualmente da percorrere al ritorno.
La strada asfaltata per Lavello, in leggera salita, permette già di godere ampi paesaggi su Cerro e sull'altopiano della Lessinia.
Lavello è un gruppetto di case (nuove) con un incrocio sul colmo della salitella.

All'incrocio di Lavello svoltare verso destra dove, dopo una leggera salita, la stradina diviene sterrata e quasi pianeggiante inoltrandosi nell'ampio dosso prativo fino a raggiungere il gruppetto di case di Tenda (m.740) dove s'innesta sulla stradina asfalta per il monte Santa Viola.

Subito dopo il Capitello di Tenda prendere la stradina di sinistra che, attraversate le case, diviene sterrata e, dopo l'ultima casa, s'infila nel bosco.
Si aggira pressoché tutto il versante est del monte Santa Viola (tralasciando alcuni tratturi che scendono a sinistra), fino a quando s'intravvede, più in basso, la caratteristica contrada di Casale di Sotto.
Raggiunto un caratteristico incrocio, sempre di stradine sterrate, verso destra si potrebbe salire direttamente per il monte Santa Viola accorciando di alcuni chilometri il percorso. Scendere invece verso sinistra, scendere ancora alcuni tornanti fino all'incrocio di una fattoria, svoltare verso destra e per la stradina dapprima sterrata raggiungere la contrada Casale di Sotto (m.640).
La contrada è molto bella e interessante, una antica 'corte chiusa' sopra un dosso dominante il Vajo (valle) di Squaranto, con un bell'oratorio e un caratteristico arco d'ingresso, tutto ben restaurato, purtroppo non visitabile in quanto l'intero complesso è di proprietà privata.

Si prosegue per un chilometro e mezzo per la strada asfaltata (sulla sinistra i capannoni di un grande allevamento) in leggera salita fino a raggiungere il colmo del valico caratteristico per l'incrocio allietato da un crocefisso di legno.
Si risale la stradina cementata in direzione nord verso il monte Santa Viola. Al termine della salita, dopo alcune centinaia di metri, proprio dove la stradella diviene sterrata si trova un bivio (muretto di casa), dove si svolta a destra per la sterrata tra vasti prati erbosi e interessanti scorci panoramici.
Quando il tratturo tende a scendere verso nord, si trova un bivio (verso destra si raggiungerebbe il bivio visto prima di svoltare per Casale di Sotto) dove si svolta verso sinistra. Ancora un altro bivio dove si svolta a destra mirando, ora con decisione e senza indugi, verso il monte Santa Viola.
La stradella sbuca sul tornante della strada asfaltata poco sotto l'oratorio di Santa Viola (parcheggi ai lati, luogo molto frequentato) che si raggiunge in breve (m.800).

Da Santa Viola si può salire (stradina sulla destra che prosegue dopo la sbarra accanto alla scalinata) a raggiungere il colmo del monte dove, attorniato dal bosco, si trova il forte di Santa Viola (m.830) manufatto di inizio novecento e inutile monumento a difesa dei confini prima della grande guerra, oppure proseguire per la traccia sulla sinistra della scalinata tra i prati erbosi, scorciatoia diretta per raggiungere il tratturo che scende verso Tenda. Dal forte proseguire per le tracce e il tratturo che verso nord scende in direzione di Tenda.

Raggiunta nuovamente la contrada di Tenda riprendere la stradella percorsa all'andata per ritornare nuovamente alle case Lavello.
Proseguendo diritti all'incrocio si scende a Giusi svoltando a sinistra, per il percorso dell'andata, si ritorna direttamente a Cerro.
Attraversata la provinciale si può eventualmente salire all'imponente torre dell'oratorio di Monte Croce, costruito ad inizio novecento, molto caro alla devozione paesana e da dove si gode un vasto panorama sul paese.

 Avvertenza importante! La partecipazione all'attività è libera e gratuita ed è effettuata con la collaborazione di tutti i partecipanti aderenti, i quali costituiscono un gruppo autogestito e sollevano perciò  i promotori da ogni responsabilità per qualsiasi inconveniente possa verificarsi durante l'escursione e/o i trasferimenti. Il loro intervento si limita all'aggregazione su un programma comune. Non è necessaria nessuna iscrizione, basta trovarsi nel luogo dell'appuntamento all'ora indicata.
Il programma può subire delle variazioni, che verranno concordate, secondo le esigenze.
E' consigliato avere un abbigliamento adeguato all'escursionismo, e alla temperatura. Portare sempre una bottiglia d'acqua, e tutto ciò che può agevolare la buona riuscita della gita.
Le gite sono particolarmente adatte a chi desidera un'andatura tranquilla, e vuole godersi la giornata senza l'assillo dell'ora.
Il rientro è previsto per l'ora del tramonto
E' consigliato di partecipare alla spesa della benzina, in particolar modo per gli spostamenti più lunghi

Il Forte di Santa Viola dopo i lavori di restauro appena conclusi 


Il Forte di Santa Viola dopo i lavori di restauro appena conclusi

Le opere di difesa dei Lessini, erette nel primo decennio del Novecento, «non ebbero nessun ruolo negli avvenimenti bellici», lo afferma, senza tema di smentite, anche alla luce di quanto successe dopo la loro ideazione e costruzione, Leonardo Malatesta, che ha curato l'ampia e documentata introduzione al volume «Il sistema difensivo della Lessinia», scritto da Fiorenzo Meneghelli e Massimiliano Valdinoci.
È uno studio pubblicato in una confezione riccamente illustrata di 176 pagine di grande formato con foto, disegni e prospetti da Orion Edizioni, promosso dalla Comunità montana e dal Parco della Lessinia con il contributo della Regione e di Fondazione Cariverona, nel quale i due architetti, impegnati nel restauro e nel recupero ambientale di edifici storici militari, analizzano il sistema difensivo dei Lessini, i forti ancora esistenti, descrivono il progetto di recupero di Forte Santa Viola, la sua valorizzazione e aggiungono un contributo di Marco Polo System sul Campo trincerato di Mestre, nonché una conclusiva presentazione della valorizzazione dell'insieme dei sistemi difensivi veneti.
Il volume sarà presentato dagli autori domani alle 9,30 in sala consiliare a Grezzana alle 9.30, con i saluti del sindaco Mauro Bellamoli e del presidente di Comunità montana e Parco Claudio Melotti, interventi introdotti dal direttore del Parco Diego Lonardoni. Seguirà una visita guidata e con trasporto gratuito al Forte di Santa Viola.
Opera inutile, dunque, si diceva, dal punto di vista militare, come tutta la corona che circondava Verona da Est a Nord, partendo dalle Batterie Monticelli, Forte di San Briccio, Castelletto, di Santa Viola, di Monte Tesoro e Masua.
Troppo lontani dalle prime linee e senza nessuna funzione difensiva. Tra l'altro, se davvero avessero dovuto sostenere un bombardamento degli obici austro-ungarici da 305 millimetri, come rivela Malatesta, «avrebbero fatto la stessa fine del Verena e di tutte le opere erette ai confini di montagna. Il problema stava nella progettazione perché erano costruite per resistere a bombardamenti di medio calibro da 150 mm.
Questo perché l'architettura militare italiana non era andata di pari passo con lo sviluppo delle artiglierie, un errore clamoroso dovuto più che altro a scarsità di risorse, perché le stesse opere si potevano fare con metà dell'investimento.
Se non sono stati i bombardamenti è stato il tempo ad aver ragione di queste strutture, come ben documentano gli autori, ma il loro lavoro per il restauro del Forte di Santa Viola è stata anche occasione per mostrare che nella convergenza degli intenti tra Comune e Comunità montana e Parco si possono recuperare e valorizzare come risorse quanto si pensava destinato ad essere solo ruderi.
«È un primo contributo a un patrimonio che non è solo storico e architettonico, ma anche ambientale, per far conoscere manufatti costruiti per la guerra che possono diventare luoghi di incontro e di pace, un turismo a dimensione europea», commenta Melotti nell'introduzione al volume.
Vittorio Zambaldo

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.