la proiezione del film:
" E ORA DOVE
ANDIAMO? "
cui seguirà il dibattito.
Domani sera SABATO 20 APRILE alle ore
20.00
presso la Parrocchia Santi Angeli Custodi (zona Stadio) - Salone don
Fiorini
Un secondo appassionato film, per un secondo appassionato gruppo di donne. Madri, mogli, sorelle, forti dei legami che vivono sulla propria pelle, anzi più giù, nelle proprie viscere, sempre un po’ oltre l’umana sopportazione. Sono le creature raccontate da Nadine Labaki, che questa volta ci prendono per mano, dolenti e tenaci, e ci portano più in profondità nella loro natura o forse nella natura umana in generale. Le loro “colleghe”, le operose parrucchiere ed estetiste del salone di bellezza di Beirut (nel precedente Caramel), avevano aperto il varco per un mondo delicato e impertinente, accattivante e profumato di speranze e malizia. Loro, le abitanti di un villaggio libanese non meglio specificato, raccolgono quel filo a cui restano appesi, quasi incollati, uomini turbolenti da domare e amare, e ci trascinano in un paese dall’equilibrio tremante, scosso da conflitti costantemente imminenti. Cristiani e musulmani convivono in questa piccola comunità rurale, trincerati dietro il loro Dio, le loro tradizioni e le loro convinzioni. Una parola di troppo e la miccia si accende, senza senso e senza pace.
Amale (interpretata dalla stessa Labaki), Takla, Afaf, Yvonne, vere forze della natura e ognuna con la propria fede religiosa, sono l’unico collante di un microcosmo pieno di fratture, come per altro l’aspetto migliore di E ora dove andiamo?
Perché la Labaki, che ha ben scelto e diretto l’ottimo cast (composto nella sua quasi totalità da esordienti dalla recitazione pronunciata), porta in scena il suo accorato e sincero tributo ad una femminilità da rispettare e onorare universalmente, quella di donne che sopravvivono alla morte di chi amano, giorno dopo giorno.
Tutto quel dolore, passato e presente, e in mezzo loro, “discole” di ogni età, dagli stratagemmi puerili ma efficaci, che conoscono le debolezze di chi invece, da sempre, decide del loro destino. Quegli uomini che si sparano per un Dio diverso, ma che inebetiti dalle biondone russe, e dal troppo cibo, sono capaci di dimenticare tutto.
Figure scanzonate, che ricuciono le situazioni con musica e cibo, come l’ironia che serpeggia per l’intero film ricuce i momenti tragici in quello che sembra l’unico modo per raccontare l’assurdità di realtà come queste. Sicuramente è più facile così, in paesi in cui la censura cambia le sorti di un film e della vita di chi lo ha realizzato; l’umorismo è l’arma con cui si possono affrontare temi caldi con meno rischi, ma da un punto di vista puramente cinematografico il gioco di Nadine Labaki si complica, soprattutto se, tra dramma e commedia, si inseriscono anche parentesi oniriche e surreali da musical sentimentale.
Infatti E ora dove andiamo? soffre di questo, di una mancata unità narrativa e stilistica data dall’ alternanza, forse troppo frettolosa, tra momenti drammatici e comici, che si susseguono senza darsi reciprocamente il tempo di svilupparsi in modo compiuto.
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